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Si parte!

Avete preparato la valigia? Allora siamo pronti a partire!!!!

Ciao Mondo, finalmente un blog dedicato a te. Cercheremo al meglio di raccontarvi in base alle nostre esperienze, com’è semplice spostarsi facendo riferimento ad alcuni  piccoli consigli da tenere sempre a portata di mano. Qui vi racconteremo le nostre bizzarre avventure, sarà il luogo dove ci piacerà condividere le nostre emozioni sperando che possiate farne tesoro e con un po’ di fortuna perché no viverle personalmente .. !!

Abbiamo deciso di rendervi partecipi delle nostre uscite, perché pensare ed immaginare culture e mondi diversi ci accomuna e ci rende persone migliori!  Giuseppe e Catrin vi augurano un  buon soggiorno su “viaggioperdue”!!

Bangkok – Palazzo Reale
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Vacanze in Puglia: secondo itinerario

Eccoci al secondo appuntamento della serie Vacanze in Puglia! Visto che il primo è piaciuto molto, (qui vi lasciamo il link:https://viaggioperdueblog.wordpress.com/2020/05/19/vacanze-in-puglia-primo-itinerario/) abbiamo deciso di proporvi un secondo itinerario, questa volta ci spostiamo più a nord. Questo itinerario, sempre di 5 giorni, partirà da Trani. Come per il primo, nel quale siamo partiti da Bari, se arrivi da fuori regione e fai scalo a Bari, puoi approfittarne per visitarla, oppure se hai già avuto modo di vederla, recati direttamente a Trani!

Giorno 1

Trani è sicuramente una città da visitare, una delle più belle della regione, con panorami mozzafiato e scorci davvero iconici. Da non perdere assolutamente il porto turistico, luogo simbolo della città, qui sicuramente potremo anche pranzare con ottimo pesce in uno dei tanti ristoranti sul mare o provare piatti tipici pugliesi.
Dal porto turistico si hanno due opzioni: sempre guardando il mare, recandoci a destra andremo verso il Fortino e la Villa comunale, a sinistra invece la bellissima Cattedrale di San Nicola il Pellegrino e il Castello Svevo. Noi vi consigliamo di prendere entrambe le direzioni, sono pochi e piacevolissimi passi!
Terminata la nostra visita della città, dopo pranzo possiamo recarci al famosissimo Castel del Monte, Patrimonio dell’Unesco e tappa imperdibile per un viaggio in Puglia.

Giorno 2

Il secondo giorno, sarà una tappa on the road, che molto lentamente ci porterà a Vieste, ma con un percorso tutto da godere. La prima sosta del viaggio sarà Margherita di Savoia con le sue saline, qui infatti, contattando l’ufficio del complesso, è possibile effettuare una visita guidata della riserva naturale delle saline. Oltre ai bellissimi colori e riflessi degli specchi d’acqua che vanno dall’azzurro al rosa intenso, è possibile osservare i fenicotteri rosa che oggi vivono in modo stanziale nelle saline.
Lasciata Margherita di Savoia, dirigendoci sempre a nord, dall’altezza di Mattinata, inizia un vero e proprio tour della costa Garganica, un paesaggio incantato dove si alternano alte falesie ricoperte di pini, borghi sul mare e spiagge dorate. Gli archi marini e i faraglioni arricchiscono questo stupendo paesaggio.
Da vedere assolutamente, i trabucchi, tipica costruzione in legno per la pesca, molti di questi purtroppo sono andati distrutti, ma con la riqualificazione del territorio, alcuni hanno ripreso la loro vecchia attività, altri sono stati trasformati in bellissimi locali sul mare e altri sono dismessi, ma visitabili.
Siamo giunti ormai a sera e arrivati a Vieste possiamo goderci una prima passeggiata serale e la cena in uno dei tanti ristoranti tipici.

Giorno 3

Il giorno 3 è sicuramente da dedicare a Vieste, ma la visita questa volta la iniziamo dal mare con il Tour delle Grotte, è possibile infatti prenotare in una delle tante agenzie un tour su barca delle grotte della costa garganica, e godere, da un’altra prospettiva della bellezza che abbiamo ammirato il giorno prima, oltre che la costa, gli archi naturali e i faraglioni, avremo modo di entrare nelle bellissime grotte marine della costa.
Tornati sulla terra ferma, nella nostra passeggiata a Vieste, non deve assolutamente mancare la Spiaggia di Pizzomunno, con il suo imponente monolite alto 25 mt proprio al centro della spiaggia, il centro storico fino ad arrivare alla vista panoramica con il Faro, che si erge sullo scoglio di Santa Eufemia e che avremo già visto in mattinata dal mare durante il tour delle grotte.

Giorno 4

Per il giorno 4, avremo bisogno di imbarcarci di nuovo, questa volta direzione Isole Tremiti. Saliamo sul traghetto, possibile prenderlo sia da Vieste che dalla vicina Peschici, e raggiungiamo il primo scalo, l’Isola di San Domino. Arrivati alle Isole Tremiti sarà possibile, usando passaggi dalle barche dei pescatori a pochi euro, oppure affittando un gommone, visitare anche le altre isole in particolare San Nicola, un museo a cielo aperto, ricca di monumenti e fortificazioni, da non perdere la fortezza-abbazia di Santa Maria a mare. Per gli amanti dei mondi sommersi, sicuramente imperdibile è l’uscita in barca con sosta alla statua sommersa di Padre Pio, dove sarà possibile immergersi nelle acque cristalline dell’arcipelago.

Giorno 5

Il giorno 5 lasciamo la costa garganica e, attraverso un bellissimo percorso, all’interno della foresta umbra, raggiungiamo San Giovanni Rotondo, sede del Santuario di Padre Pio. Qui infatti sarà possibile ripercorrere la storia e visitare i luoghi del Santo di Pietrelcina.
Nel pomeriggio possiamo proseguire il viaggio verso l’ultima tappa del nostro itinerario, Monte Sant’Angelo, piccolo borgo che si erge su uno sperone del Gargano. Da non perdere la visita al Santuario di San Michele Arcangelo, all’interno di una grotta e il Castello normanno-svevo.

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Vacanze in Puglia: primo itinerario

Di questi tempi, sembra quasi utopistico parlare di viaggi, con i vari decreti che si susseguono, la situazione che non sembra essere ancora tornata alla normalità, per le nostre vacanze estive, noi abbiamo deciso di giocare in casa e restare in Puglia.

La Puglia è una regione molto grande, o lunga, circa 400 km e ricca di bellissimi posti da visitare; sarebbe impossibile visitarla in una settimana, per questo abbiamo deciso di creare vari itinerari, che di volta in volta vi illustreremo e attraverso i quali sarà possibile visitare una porzione di Puglia in circa una settimana. Se poi, come suggerisce il buon Checco Zalone, nostro conterraneo, riuscite a prendervi due settimane di malattia, allora potrete seguire almeno un paio dei nostri itinerari!

Per il primo itinerario, abbiamo deciso di partire da casa nostra, forse la zona che più conosciamo e più abbiamo visitato, partiremo proprio da Bari!

Giorno 1

Noi partiremo da casa nostra, ma il capoluogo di regione è facilmente raggiungibile con qualsiasi mezzo, macchina, aereo, treno, bus. Ma non è solo il punto di partenza del nostro viaggio, Bari infatti, merita di essere visitata e sicuramente saprà conquistarvi.
Sicuramente approfondiremo il discorso Bari, in questo articolo infatti, non ci dilungheremo sulla descrizione dei vari luoghi, ma ci soffermeremo sulla descrizione dell’itinerario.
Degni di nota sono la Città Vecchia, la Basilica di San Nicola, nella cui cripta sono custodite le reliquie del Santo, la Cattedrale di San Sabino, il Lungomare, il più lungo d’Europa, il Castello normanno-svevo, i teatri Margherita e Petruzzelli.
Per pranzo, non fatevi scappare la focaccia barese in uno dei panifici storici della città: Panificio Fiore.

Giorno 2

Per il secondo giorno, ci spostiamo a sud, Polignano è sicuramente una delle tappe più affascinanti del nostro tour, con le sue balconate a strapiombo sul mare e il suo bellissimo centro storico. Attraversando il Ponte che affaccia sulla famosissima Lama Monachile si arriverà alla statua di Domenico Modugno. Un piccolo suggerimento, oltre ad ammirare Lama Monachile, guardate anche dall’altro lato del ponte, vedrete una serie di stradine tortuose, cavità nelle rocce e antichi ponticelli.

Dopo pranzo, qualche km più a sud, raggiungiamo Monopoli, una città che con la sua bellezza ha saputo rapirci. Un centro storico davvero imperdibile e delle calette dall’acqua cristallina. Qui una sosta tuffo, ci sta tutta!

Giorno 3

Per il terzo giorno, ci dirigiamo ad Ostuni, sempre andando verso sud, ma questa volta virando leggermente verso l’entroterra per visitare il centro storico. Ostuni, la città bianca è una tappa assolutamente da non perdere, il suo centro storico arroccato su un altopiano è il fiore all’occhiello di questa città.

Se avete tempo, nel pomeriggio vi suggeriamo di fare tappa nella vicina Carovigno. Abbiamo conosciuto questa cittadina, in occasione de La Girandola, un festival internazionale di artisti di strada e ci ha subito conquistati. Da visitare sicuramente il Castello Dentice di Frasso.

Giorno 4

Iniziamo a risalire e questa giornata è dedicata tutta alla Valle d’Itria. Un paesaggio senza tempo, con delle perle come Locorotondo, Cisternino e Martina Franca incastonate in un paesaggio rurale caratterizzato dall’utilizzo della pietra locale per la costruzione dei muretti a secco e dei trulli, qui infatti faremo la prima conoscenza con questa tipica struttura pugliese, che avremo modo di ammirare più da vicino nel giorno 5.

Giorno 5

Se non si fosse ancora capito, il giorno 5 siamo ad Alberobello! La città famosa in tutto il mondo per i suoi trulli.

Per chi ha voglia di avventura, anche se nel momento in cui stiamo scrivendo l’articolo sono chiuse, a causa del coronavirus, è possibile nella vicina Castellana Grotte, visitare le Grotte di Castellana.

Questo primo tour finisce qui, se avete bisogno di info o avete ulteriori curiosità, non esitare a contattarci qui con un commento o sulla nostra mail: viaggioperdueblog@gmail.com

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Kenya 2020: giorno 6 – Spiaggia dorata, Isola di Robinson e Gran Canyon (Hell’s Kitchen)

Per il sesto giorno della nostra vacanza in Kenya, il nostro amico Sale e Pepe (se avete bisogno di una guida per il vostro viaggio a Watamu vi lasciamo il suo profilo facebook https://www.facebook.com/wasleh.shaib) ci ha organizzato un tour privato per tutta la giornata.

La prima tappa è la Spiaggia dorata poco più a nord di Malindi, unica nel suo genere, si tratta di una grande distesa di sabbia, a prima vista può sembrare comunissima sabbia, ma toccandola, ti lascia sulle mani dei granelli brillanti e sembra davvero di avere tra le mani delle pagliuzze di oro. Qui una brevissima sosta, perchè non c’è altro da vedere e subito di nuovo in auto direzione nord verso l’Isola di Robinson.

Lasciata l’auto, ci inoltriamo a piedi nella vegetazione. Davanti a noi un fiume, che di solito si attraversa in barca, ma data la bassissima marea, lo attraversiamo a piedi e sull’altra sponda un percorso tra le fitte mangrovie ci scorta verso il cuore dell’isola. Lungo il tragitto incontriamo Paolo, che vive sull’isola, di mestiere raccoglie cocchi e ci tiene subito a mostrarci come fa; abbraccia la palma e a piedi scalzi, sfruttando le fessure scavate nel tronco, in men che non si dica arriva in cima e armato di macete, raccoglie i frutti. Ovviamente, una volta raccolti vanno venduti ed essendoci solo noi quel giorno sull’isola, ecco 3 noci di cocco per 10€. Si, i prezzi in Kenya sono un po’ alti, soprattutto le continue e molto spesso insistenti richieste di mance, aiuti, vendita di monili vari. Forse questo è l’aspetto più brutto di questa terra e che purtroppo rimane impresso nella maggior parte dei turisti.

Giunti nel cuore dell’isola, per la prima volta da quando siamo arrivati in Kenya veniamo lasciati soli e ne approfittiamo per gironzolare un po’ e rilassarci, quasi avevamo dimenticato fosse un viaggio per due e non di comitiva! L’isola è uno dei posti più caratteristici che abbiamo visitato, una struttura centrale fatta di legno e foglie di palma, ospita i tavoli del ristorante, tutto intorno la natura. Vicino al ristorante divanetti costruiti a mano con vista sull’oceano, una palestra fatta di attrezzi rudimentali costruiti con legno e terra e un salottino soppalcato per rilassarci.

É ora di pranzo e per oggi lo chef propone: antipasto con insalatine varie, bruschette, vongole gratinate al cocco, riso al sugo di cocco e tenetevi forte, vassoio gigantesco di gamberoni, granchi giganti e pesce al forno.

Terminato il pranzo, qualche altro momento di relax nel nostro soppalco preferito prima di ripartire alla volta di Hell’s Kitchen a Marafa.

Il Gran Canyon o Cucina del diavolo, è un vero e proprio canyon scavato nelle pareti rocciose. I colori sono stupendi, vanno dal bianco al giallo al rosso, la discesa non è troppo impegnativa, poco di più la risalita, ma ad attenderci lo spettacolare tramonto sul canyon, gustato con tanto di sedie in prima fila!

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Kenya 2020: giorno 5 – Safari blu e isola di Waka Waka

La terra rossa africana ormai si era posata sui nostri vestiti ed i capelli arruffati e cotonati dal vento cominciavano a ribellarsi.. la doccia placava quel senso di afa costante e decidemmo prima dell’imbrunire di bagnare i piedi sul bagnasciuga ritornati ormai al villaggio. Approfittando di apparenti momenti di calma sulla spiaggia ci godemmo le onde che pian piano risalivano, creando delle danze e richiamando i sorrisi dei bambini accoccolati sulla riva che aspettavano con la loro mamma l’elemosina di qualche turista passante o perlomeno un sorso d’acqua. Più avanti piccole baracche senza luce ad accoglierci, sperando nell’acquisto di qualche monile e souvenire.

Ad attenderci per la serata di gala un grosso black Marlin che subito colpì la nostra attenzione e gli rubammo qualche scatto in compagnia dei gentilissimi cuochi!

Il nostro giorno 5 prevedeva una nuova uscita questa volta alla scoperta del mare e quindi prima che la sveglia suonasse troppo presto, previdenti andammo a dormire..

Già pronti, questa volta l’abbigliamento un pò più soft costume da bagno, pantaloncino e crema solare, molta molta crema solare, raggiungemmo con il gruppo (sempre in modalità salti sui sassi) un piccolo porto nei pressi di Watamu, dove ad attenderci la barca che ci avrebbe portato alla scoperta di un mondo nuovo, il mondo marino. Approfittammo del sole nascosto tra le nuvole per goderci il tragitto di un’ ora scarsa, al piano superiore della barca, di li a poco quelle meraviglie sotto i nostri occhi a cercare uno spuntino.. nuotavano in mare come se ad occuparlo in maniera fuori dal normale fossimo noi uomini. In libertà, loro i delfini, coppie, branchi, con i loro vezzi non potevano che riempirci il cuore di gioia.

Una breve sosta aprì il nostro stomaco quasi vicini ad ora di pranzo. Ma che meraviglia gustarsi fette di ananas fresca servita con i piedi nell’acqua nei pressi della costa, dove a deliziarci sulla sabbia bollente opere d’arte e tele rappresentanti paesaggi africani. Approfittando del momento pausa, la barca attraccava e noi correndo sulla sabbia sempre in esplorazione, sempre col selfie pronto!!

Più a largo un magico momento quello dello snorkeling, riempì i nostri occhi di vita di curiosità e di amore verso un mondo a noi sconosciuto non sempre reperibile ma che pur sempre cerca a stenti e con mille difficoltà di convivere con l’uomo, cercando di mantenersi integro e straordinariamente magico e misterioso. Basta un tuffo con maschera e boccaglio in dotazione e sei li a muoverti tra loro che ti girano intorno. Una barriera dai colori eccelsi e scintillanti e quasi non nuoti perchè se li ami hai paura di ferirli e allora rimani immobile ascoltando solo il tuo respiro nel boccaglio e tutto il resto sopra di te non conta!

Risali a bordo e impresso sul tuo viso oltre che la forma della maschera ormai a pressione, il ricordo di Nemo e la sua adorata Dory.. proseguimmo verso un paesaggio maestoso quello delle Mangrovie, a distinguerle la presenza di “radici accessorie” che sollevano il tronco dal fango. Questa foresta incontaminata le rende un paesaggio come uno dei più belli di questa zona visibile sul litorale della costa marina, in particolare nella fascia sommersa dalla marea. Seguimmo con lo sguardo le radici intrecciate sull’acqua e loro seguivano noi quasi a volerci indirizzare la strada e così infatti tra uno scatto ed un altro scendemmo a piedi nudi sull’isola di Mida Creek, dove un sentiero costeggiato dalle mangrovie ci portò dritti ad una zona che copriva una lunga tavolata, riso di cocco aragoste alla griglia che bontà per le nostre pance!! Il piacere di assaporare un buon caffè in questi posti è come sentirsi un po’ a casa, la differenza fu nello spettacolo di danze tribali offerto, dove i veri protagonisti eravamo noi turisti videofilmati e fotografati dai paparazzi che avevano deciso in poltrona di divertirsi alle nostre spalle..indossando gonnelloni creati con stoffe colorate ci invitarono a creare movimenti simili ai loro di corteggiamento o altro, che nella nostra consuetudine e cultura risultano assurdi..insomma nei canti dicevano cose incomprensibili ma tu dovevi comunque tenere il passo e prestare attenzione. Mentre le nostre fronti grondavano di sudore, a scendere erano le lacrime di gioia, risate e tanta felicità.. chi l’avrebbe mai detto che avremmo partecipato al balletto del secolo, a piedi nudi, intorno ad una pentola, con un vero maestro, le sue donne, ma soprattutto vestiti d’Africa!!

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#iorestoacasa con Google Arts & Culture

Google Arts & Culture è un progetto di Google del 2011, in origine era una raccolta di immagini di opere d’arte, ma col tempo ha subito varie implementazioni, arrivando alla sua forma attuale. Ad oggi con Google Arts & Culture, è possibile, grazie alla tecnologia di StreetView, esplorare le bellezze e le opere d’arte di tutto il mondo. La piattaforma è accessibile da qualsiasi piattaforma, computer e smartphone.

La home è organizzata in maniera tematica, visite virtuali dei musei, opere d’arte, grandi città e monumenti. Grazie ad un click siamo subito tra le vie di Roma, per un bel giro intorno al Colosseo, o al Louvre per una gran scorpacciata di arte. E’ possibile muoversi liberamente all’interno della zona che stiamo esplorando e basta soffermarsi davanti alle immagini ad altissima risoluzione delle opere ed accedere alle didascalie esplicative per avere un’esperienza di visita guidata davvero unica.

Una delle categorie più affascinanti è sicuramente quella delle visite dall’alto delle più famose opere architettoniche di tutto il mondo, da li, puoi godere di un panorama mozzafiato e di un punto di vista privilegiato sulla città.

Per adesso ci accontentiamo di viaggiare virtualmente e sognare nuove mete, con la consapevolezza che torneremo a viaggiare e sarà più bello di prima!

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Kenya 2020: giorno 4 – Safari (parte 2)

Il cielo è ancora buio quando suona la sveglia, all’esterno della tenda un fascio di luce si avvicina: è il Masai che viene a svegliarci e tra qualche minuto tornerà per “scortarci” a fare colazione.

La notte è stata più o meno serena, presenza di insetti e lucertole a parte, in bagno ho contato 15 cavallette e 3 gechi, dev’esserci un buco nella rete del soffitto. Ancora assonnati ci vestiamo, finiamo di chiudere gli zaini e siamo pronti, la nostra guardia del corpo arriva e possiamo uscire dalla tenda.

Le Jeep sono già in moto e pronte per la partenza, tutt’intorno inizia a colorarsi di un blu violaceo e la savana, pian piano ci svela le sue forme. L’alba qui a Tsavo Est è uno spettacolo mozzafiato, sembra quasi che la natura si svegli e inizi a prendere vita. Oggi sarà una lunga giornata, ci attendono tanti km, tante sorprese e incontri davvero unici, ma alla partenza di questo giorno, non sapevamo ancora quello che avremmo vissuto.

Prima di iniziare il safari, la nostra guida ci disse che la bellezza di un Safari, non consiste nella quantità e specie di animali che saremmo riusciti a vedere, ma che il Safari è un’esperienza, un’insieme di emozioni, il saper cogliere il dono che la natura ci offre. All’inizio sinceramente pensai che fosse un insieme di frasi fatte, la classica giustificazione alla probabilità o meno di vedere determinati animali, ma al termine della prima giornata, anche se eravamo riusciti a vedere solo animali tra i più comuni e facili da incontrare, avevo completamente cambiato idea. Il Safari è un dono, durante questa esperienza ci è concesso il privilegio di entrare in punta di piedi in un luogo magico, una natura selvaggia dove non è l’essere umano a farla da padrone, ma gli animali.

In pochissimo tempo siamo già al gate di ingresso alla riserva, accanto al cancello c’è un piccolo negozietto di articoli artigianali come se ne vedono tanti in Kenya, ma questo è diverso: la porta sul retro affaccia sul fiume Galana, e nella spiaggetta si radunano alcuni coccodrilli consapevoli di ricevere il loro premio giornaliero in cambio di qualche scatto. Ci fermiamo per qualche minuto ad ammirare questi rettili in attesa che arrivi il loro pasto, un bel pezzone di carne che divorano in un baleno.

Ok le belle frasi, ok i coccodrilli in giardino, ma adesso è tempo di safari vero, quindi, saltiamo sulle Jeep, cappello in testa, binocolo al collo e occhi ben aperti. Oggi cambiamo percorso rispetto a ieri e la scelta si dimostra azzeccata. Ben presto, forse anche grazie alle segnalazioni via radio dei vari autisti, siamo sulle tracce di un gruppo di leoni avvistati poco prima. Arriviamo sul punto indicato e loro sono giù alla scogliera, vicino all’acqua, sono lontani, salgo quasi sul bordo del tettuccio per vederli col binocolo. Ad un certo punto, il maschio alfa, accortosi della nostra presenza, seguito dagli altri due si avvia verso di noi, il passo regale, ci passa a pochi metri di distanza, ci guarda e prosegue sicuro di se oltre un cespuglio. Il più giovane del gruppo si attarda e curioso di ferma ancora un po’ a guardarci, poi torna insieme al suo gruppo. L’emozione è forte, ti lascia senza fiato, lui qui è il re e ce l’ha dimostrato.

E’ tempo di lasciare in pace i leoni e proseguire il nostro viaggio, le sorprese non sono ancora finite e la giornata è ancora lunga.
Lungo la strada, alcuni veicoli sono fermi, c’è fermento, tutti indicano un cespuglio e arrivati sul punto, capiamo perché erano tutti fermi in quel punto: una coppia di ghepardi, intenta a consumare il loro pasto, un’antilope giace all’ingresso del loro cespuglio e lo stanno divorando, sono lontani dalla strada e per vederli bisogna usare il binocolo, all’interno del cespuglio si distinguono le loro sagome gialle a macchie nere. Il ghepardo si distingue dal leopardo per le macchie, meno intense di quelle del leopardo e sul muso due strisce nere tipo i baffi di Dalì!

La giornata prosegue tra il pranzo e qualche altro avvistamento, una scimmia alla quale il nostro autista offre una caramella e lei abilmente scarta, un’aquila pescatrice, gazzelle, impala e ancora zebre e antilopi. Il nostro tempo a disposizione all’interno del parco volge al termine e la savana ci regala l’ultima emozione prima di tornare al villaggio: una giraffa ci attraversa la strada e ci scorta verso l’uscita.

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Kenya 2020: giorni 3 – Safari (parte 1)

Finalmente il giorno tanto atteso è arrivato. Forse il motivo principale che ci ha spinto a scegliere il Kenya come meta del nostro viaggio, è stato proprio la possibilità di poter vivere l’esperienza del safari. Poter ammirare gli animali nel loro ambiente naturale, un paesaggio unico nel suo genere, era da tempo un nostro sogno e finalmente ci trovavamo su una vera jeep da safari: tetto aperto, una guida col suo cappello da falde larghe (anche noi ne avevamo uno), binocolo e l’immancabile reflex al collo.

La nostra meta è lo Tsavo East National Park, il parco fa parte di un’insieme di riserve naturali tra Kenya e Tanzania per una superficie totale di 23.000 km². Lo Tsavo Est, insieme allo Tsavo Ovest, prendono il nome dal fiume Tsavo che li attraversa, fiume che all’interno di Tsavo Est prende il nome di Galana.

Prima di giungere all’ingresso della riserva, non è una zona recintata, ma semplicemente un gate che blocca l’accesso ai mezzi, ci fermiamo in una scuola per portare dei regali ai bambini.
Vederli felici nel ricevere cose che per noi sembrano scontate è davvero una gioia che ti rimane per sempre, è forse proprio questo che contribuisce al famoso mal d’Africa. A tal proposito, ci permettiamo di consigliarvi di non portare caramelle, ci sono davvero tanti turisti e in molti regalano ai bambini caramelle, oltre ad essere un problema per la loro salute, sono poco utili. Se proprio volete portare qualcosa, portate materiale scolastico o alimenti come riso e farina. Arrivati con le jeep nel cortile della scuola, i bambini si fiondano fuori emozionati e divertiti! E’ un turbinio di abbracci, canti, e risate. Entrati in classe ci mostrano le loro doti intonando “Fra Martino” in italiano, inglese e swahili.

L’ingresso nella riserva, è consentito per 24h, per poter sfruttare a pieno la nostra frazione di tempo, ci aggiriamo nei pressi nel parco, fino al primo pomeriggio, già qui è possibile ammirare una natura selvaggia, giganteschi formicai che sembrano vere e proprie formazioni rocciose, i primi branchi di zebre, antilopi e in lontananza riusciamo a vedere alcune giraffe.
Prima di superare i cancelli, ci fermiamo per pranzo nel posto dove passeremo la notte: l’Osteria Swara Camp, uno dei numerosi campi tendati presenti nella savana.
Lasciati i bagagli nella nostra tenda, i Masai, ci accompagnano per una passeggiata in riva al fiume nella speranza di vedere dei coccodrilli o ippopotami. I Masai sono presenti all’interno dei campi tendati e si occupano della sicurezza dei turisti, la notte infatti, sono a guardia delle tende in quanto la zona non è chiusa ed è facile che gli animali si avvicinino alle tende. Al nostro arrivo infatti, mentre il Masai ci scortava verso la nostra tenda abbiamo visto un bellissimo antilope d’acqua e due scimmie proprio vicino alla tenda.
Dopo un pranzo a bordo piscina, con vista sul fiume, ci rechiamo nelle nostre tende per un riposino, prima di ripartire. La tenda all’interno è davvero bella, con il letto al centro e l’arredo tutto in legno fatto a mano. Alle spalle della tenda l’unica struttura in cemento è il bagno, accessibile da una porta con cerniera. Vivere l’esperienza di dormire in una tenda così immersi nella natura è davvero sensazionale e l’unica nota negativa è il continuo rumore delle locuste contro i teli della tenda (qualcuna riesce anche ad entrare), il Kenya infatti quest’anno vive una delle peggiori invasioni degli ultimi decenni.

Dopo esserci rifocillati e riposati, siamo pronti per ripartire, questa volta veramente, direzione Tsavo Est. Pochi km e davanti a noi il cancello, lo superiamo e che l’avventura abbia inizio!

L’attenzione è massima, radio accesa per comunicare con le altre jeep nei dintorni e occhi ben aperti: ci vuole pochissimo e ci ritroviamo subito un branco di babbuini che sembrano ignorare la presenza della nostra vettura e ci attraversano la strada, qui assistiamo in diretta ad un incontro focoso tra due esemplari e violando la loro privacy riesco ad immortalare!

Beh, penso che abbiano bisogno di un po’ di intimità, quindi decidiamo di proseguire il nostro viaggio. La strada da percorrere è ancora molta e la savana aspetta di essere esplorata. Quello che vediamo lungo il percorso è una natura viva, incontaminata, animali che vivono liberi nel loro habitat come zebre, antilopi, gnu, vederli liberi ti riempie il cuore e ti lascia un’emozione difficile da descrivere a parole o provare guardando le foto.

Il sole inizia a tramontare e ci viene offerta l’ultima sorpresa della giornata: la jeep si ferma su di un promontorio a picco sul fiume e possiamo scendere dai nostri veicoli, ammirando uno dei tramonti più belli della nostra vita. La vegetazione alta e rigogliosa, in lontananza dei maestosi elefanti e nel fiume quattro coccodrilli e un gruppo di ippopotami appena visibili, ma la sosta dura poco, il sole sta calando e bisogna tornare al campo base. Arriviamo al cancello che il sole è già calato e li aspettiamo qualche minuto perché una delle jeep della nostra carovana ha forato.

Al rientro al campo i racconti sulla giornata appena trascorsa ci accompagnano per tutta la cena. Per il dopo cena, i Masai hanno preparato un grande falò e ci posizioniamo tutti intorno e iniziano a raccontarci la storia del popolo Masai e le loro tradizioni. E’ ormai notte e domani la sveglia suona prestissimo, un Masai ci riaccompagna in tenda e ci raccomanda di non uscire da soli, ancora pochi minuti di elettricità e poi staccheranno i generatori fino al mattino. Il cielo è pieno di stelle e la savana è viva più che mai, sembra quasi un peccato andare a dormire.

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Kenya 2020: giorno 2 – Sardegna 2 e Malindi

Le due ore di fuso orario si fanno sentire e alle 7 siamo già svegli. Iniziamo a prepararci con calma aspettando la campana della colazione che suonerà alle 8. Il buffet è ricco di cornetti, torte fatte in casa e frutta. Gli chef preparano al momento frullati di frutta freschissima, omelette e pancake. Il caffè keniano è simile a quello americano, ma speziato, molto buono.

Finita la colazione, ritiriamo i nostri teli mare e scendiamo in spiaggia. Il sole è già bello forte e ci sono più di 30°. Sulla spiaggia di sabbia cristallina i lettini sono fatti di legno e foglie di palma intrecciate, delle bellissime palme donano una piacevolissima ombra. La spiaggia è già affollata di beach boys che cercano di vendere i loro oggettini o accompagnare i turisti a vedere Sardegna 2, farsi il bagno da soli è praticamente impossibile, soprattutto per chi come noi, ha ancora il suo colorito invernale. Tra i villaggi e i beach boys, c’è un invisibile “muro di Berlino”, come lo chiamano loro, infatti non gli è consentito oltrepassare questa linea immaginaria, ma possono svolgere il loro lavoro solo al di la di questa, che di solito coincide con il limite tra la sabbia e l’acqua.

Per quanto riguarda le escursioni, oltre ai due safari, noi ci siamo affidati ad un beach boys, Sale e Pepe (questo è il suo profilo facebook, se avete bisogno di una guida, vi consiglio senza dubbio lui: https://www.facebook.com/wasleh.shaib), un simpaticissimo ragazzo che ha conosciuto mio fratello nel suo recente soggiorno in Kenya e ci ha consigliato. Appena arrivati in Kenya ci ha fornito lui le sim per i nostri cellulari e ha chiesto a due suoi amici di accompagnarci a vedere Sardegna 2, di fronte al nostro villaggio. Ma delle avventure con Sale e Pepe ne parleremo nelle prossime puntate.

L’appuntamento con i nostri amici Palermo e Peter Pan, è per le 11, quando la bassa marea avrà raggiunto il suo punto più basso e Sardegna 2 sarà ben visibile. Sardegna 2 è infatti un lembo di sabbia che riemerge durante la bassa marea. Nel tragitto, di qualche centinaio di metri, da percorrere sulle acque prosciugate, è possibile vedere stelle marine di ogni tipo, le waka-waka (perchè ballano come Shakira), le panettone, quelle giganti e poi ancora pesci palla, anemoni con pesci pagliaccio, la barriera corallina. La passeggiata termina a Sardegna 2 dove si crea una piscina naturale nella quale rilassarsi a mollo e posare per un servizio fotografico di Palermo, degno di nota!

Rientrati alla base è già ora di pranzo e super affamati ci catapultiamo nella sala dei banchetti. Una bellissima costruzione in legno e palme tipica del luogo. Il villaggio infatti nelle sue strutture principali, richiama molto questo stile architettonico. Il pranzo è ricco di insalate di tutti i tipi: verdure, pollo, patate, manzo, polpo. Stanley, lo chef, è già ai fornelli con la sua specialità: i primi! Un cinque e “ciao fratello!” prima di presentarti orgoglioso le sue creazioni di pasta. Non è assolutamente concesso chiedere un assaggino, lui conosce solo due misure: ‘agricolo’ o ‘muratore’; abbiamo scoperto, che l’agricolo è un piattone poco più piccolo di muratore. Tutto davvero squisito!

Dopo pranzo, ci aspetta Lorenzo (hanno tutti dei nomi italianizzati qui), anche lui di Vivere il Kenya, che ci accompagnerà a visitare Malindi e il suo mercato. Saliamo sul solito pulmino e si inizia a ballare sullo sterrato! Nei 20 km che separano Watamu da Malindi si susseguono resort e ville di lusso che fanno da contrasto a villaggi con case di terra e paglia e questo contrasto è ancora più accentuato a Malindi.

Prima di arrivare in città facciamo una sosta alla fabbrica del legno. Qui è possibile ammirare gli artigiani all’opera in un grande capannone, tutti seduti per terra, intenti nell’intagliare i vari oggetti e statuine che vengono venduti nel negozio dall’altra parte della strada.

Malindi è una città di circa 50.000 abitanti, da ormai un po’ di tempo sede di italiani che hanno deciso di trasferirsi qui. Il suo quartiere residenziale, Milano 2, chiamato così per la grande via dello shopping, con locali e negozi di ogni tipo e per i tanti residence di italiani, sembra una vecchia località di mare ferma agli anni 80. La vera vita della città, si respira al mercato centrale, centro nevralgico della città. Qui innumerevoli bancarelle di frutta, spezie di ogni genere, un via vai di gente a piedi, in bicicletta, in moto, affollano le strette vie del mercato. Lorenzo ci guida tra una bancarella e l’altra, saluta e sembra conoscere quasi tutti i suoi compaesani. Attraversiamo qualche bancarella, passiamo per dei vicoli strettissimi e ci troviamo in una scuola primaria. Qui i pochi bambini rimasti, attendono i genitori per tornare a casa, ci salutano e un bimbo scoppia a piangere; Lorenzo tra le risate generali ci dice che il bimbo è ancora troppo piccolo e ha paura delle “mozzarelle”! (Le mozzarelle, eravamo noi!)

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Acqua alta a Venezia

Cosa ti aspetteresti da una delle città più belle d’Italia il cui fascino e particolarità accolgono milioni di turisti da tutto il mondo? Gondole e gondolieri, Piazza San Marco piena di fedeli e ancora, Ponte e mercato di Rialto e poi una romantica passeggiata in barca a Murano e Burano.. ? Questo era per sommi capi il nostro programma di due giorni. Dico era perché non riuscimmo a rispettarlo!!

Cominciò tutto con un volo di 30€ andata e ritorno trovato con skyscanner (qui il nostro articolo su come programmare viaggi low cost: https://viaggioperdueblog.wordpress.com/2020/03/29/come-organizzare-un-viaggio-low-cost/) e grazie ad un passaggio di fortuna dall’aereoporto di Treviso arrivammo a Mestre, da qui il nostro treno ci accompagnò fino a Venezia… c’eravamo solo noi e tutto intorno mare..la giornata non fu delle migliori e il meteo non prevedeva nulla di buono, però era solo pioggia ed era solo un lunedì di Novembre! Ma vivemmo un’emozione unica nel suo genere..

Dopo un giretto di perlustrazione ci avviammo alla ricerca dell’albergo San Ziuliano e durante il check in il receptionist simpaticamente ci chiese se fossimo pronti ad indossare gli stivali e molto sicuro di se ci mostrò la vidiata del suo PC per metterci al corrente che per il giorno dopo era previsto un picco di 135 cm di alta marea.. ma di non spaventarci se scesi per la colazione avremmo trovato acqua alta sotto le scale !!!

Che dire… tutto questo non succedeva solo dal 1966 e noi l’indomani, dopo la colazione avremmo aperto la porta dell’hotel e ci saremmo tuffati nelle acque veneziane ma quello che più ci preoccupava era la mia altezza al momento!! La prendemmo in una forte isterica risata che almeno ci tenne l’umore alto !!

In serata ci fu un fuggi fuggi generale, addetti al comune che posizionavano le passerelle e commercianti intenti nella sistemazione delle barriere sulle porte dei negozi. Recuperammo un paio di stivali usa e getta modello Power Ranger arancione e azzurro evidenziatore giusto per non passare inosservati, per la modica cifra di 8€ l’uno e iniziammo la nostra grande avventura!! Trovammo rifugio nella chiesa di San Zaccaria dove attraverso la Cappella di San Tarasio si accedeva alla suggestiva cripta ormai sommersa dalle acque. Di lì un breve giretto sulle sponde della laguna la cui quiete rigenerò i nostri animi e poco dopo le luci soffuse lasciavano intravedere solo delle maschere artigianali appese dalle vetrate di quegli esercizi rimasti ancora aperti..

Il giorno seguente, delle lunghe passerelle sollevate dal suolo permisero il passaggio nei punti di maggiore allagamento. Molte di esse conducevano alle zone di interesse come Piazza San Marco ormai chiusa perché inagibile. Noi provammo i nuovi stivali che sfortunatamente imbarcavano acqua e ne comprammo degli altri per un totale di 32€!!!!

Gustammo un particolarissimo caffè a tavolino in piedi come se fossimo in spiaggia con gli stivali nell’acqua e coi vestiti d’inverno !

Ci allontanammo per circa 3km a piedi, in alcuni tratti sentivi l’acqua gelida salire fin su per le ginocchia alle volte quasi da togliere il fiato, ma per la sete di avventura proseguimmo.. Ben presto ci trovammo su Calle Giazzo, una passerella in acciaio ancorata lungo le pareti del cantiere navale dell’Arsenale di Venezia. Da qui è possibile ammirare la laguna e il mare fin sotto i nostri piedi. A scortarci erano il vento e le onde alte che si infrangevano su di essa, uno spettacolo poco conosciuto, ma con un tempo così non proprio rilassante. La nostra meta, non assolutamente facile da trovare, ci siamo ritrovati nel cantiere dell’arsenale e un gentilissimo guardiano ci ha spiegato come arrivarci, era la maestosa opera di Lorenzo Quinn “Building Bridges” installata in occasione della Biennale del 2019. Sei paia di mani, alte quindici metri, trasmettono l’importante messaggio che l’artista vuole trasmettere: più ponti, meno muri e barriere. Così sentimmo nel silenzio di una città che si preparava al peggio quel messaggio chiaro e forte : le mani sono lo strumento che ci  permettono : “il bene e il male, il piacere e la sofferenza, accarezzare i nostri figli e osteggiare i nostri nemici”. Rimanemmo ad ammirare qualche istante l’opera fino a che il freddo e la pioggia iniziarono ad impadronirsi dei nostri corpi.

Nel primo pomeriggio ci dirigemmo alla stazione per cercare un battello per Murano ma molti erano stati soppressi e così decidemmo di rientrare prima del massimo picco previsto, fu proprio lì che seduti sul treno del ritorno ci togliemmo le scarpe e i nostri calzini zuppi di acque veneziane e ringraziando nei nostri cuori il ritorno a casa..

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Kenya 2020: giorno 1

In questi giorni di quarantena a casa, la mente vola al nostro ultimo viaggio, a febbraio, quando già si iniziava a parlare di coronavirus, ma il problema era ancora molto sottovalutato. Un viaggio prenotato qualche mese prima e fino al momento dell’imbarco, timorosi che potesse saltare.

Dal finestrino del nostro volo Neos, Roma-Mombasa, iniziano a vedersi i primi raggi di sole, l’alba africana ci accoglie mentre iniziano le operazioni di atterraggio. Tra i passeggeri l’eccitazione sale e la colazione servita a bordo, ci risveglia definitivamente. Un buonissimo saccottino al cioccolato appena sfornato e un caffè americano con vista sull’Africa sono il nostro benvenuto nel vecchio continente.

I portelloni dell’aereo si aprono e l’emozione del primo passo in un luogo nuovo, ha sempre un sapore diverso…qui, il primo passo è un pugno di caldo e umidità, che ti toglie il respiro. Fatichiamo un po’ ad abituarci all’afa e ci dirigiamo al ritiro bagagli e controlli di rito. Qui tutti parlano italiano e sono molto cordiali, ben presto ci accorgeremo che la cordialità diventa spesso ossessiva e che la tecnica di vendita più comune da queste parti è lo sfinimento.

Usciti dal piccolissimo aeroporto di Mombasa, troviamo dei ragazzi del nostro tour operator ad accoglierci, ci tolgono le valige e per il tratto di 10 mt percorsi ci chiedono una “mancia” di 10€ a testa. Frastornati dal viaggio e dall’afa chiudiamo la “trattativa” a 10€ in totale.
Le valige vengono caricate e legate sul tetto di un pulmino che ci porterà al Twiga Beach Resort & Spa a Watamu, 140 km più a nord. La nostra guida durante il viaggio sarà Donald, dell’agenzia Vivere il Kenya. Durante le 4 h di tragitto, ci spiegherà qualcosa sulla storia del Kenya, sulle tradizioni e ci illustra le varie escursioni e le esperienze da poter vivere durante il nostro soggiorno. Decidiamo di affidarci a loro per i due safari: Safari nel parco nazionale dello Tzavo Est e Safari Blu.

Terminato il piccolo tratto asfaltato, l’Africa ci mostra subito il suo lato più vero; strade di terra rossa che percorrono immense foreste, villaggi con case di fango, bambini che ti salutano, mototaxi e tuc-tuc. Gli ultimi 10 km sono una tortura. Ne asfalto e ne terra, ma pietre di un cantiere aperto ma con lavori bloccati.

Finalmente si arriva al villaggio e qui tutto lo staff schierato ci accoglie con lo Jambo Bwana, un canto di benvenuto in swajili, lingua ufficiale insieme all’inglese.

La giornata prosegue con la sistemazione nelle camere, il pranzo e relax in spiaggia, dove non vedo il mare, infatti in Kenya, il fenomeno delle maree è così accentuato che ogni 6 h il il mare si ritira per centinaia di metri, lasciando spazio ad uno spettacolo incredibile. Di fronte a noi il lembo di terra emerso, chiamato Sardegna 2, che visiteremo il giorno dopo in compagnia delle nostre due guide Palermo e Peter Pan.